lunedì 17 maggio 2021

  

il sesso visto dagli scienziati

 maggio 2018

 

 Ddei due sessi, quello femminile è caratterizzato dalle grandi cellule sessuali (uova). Le femmine hanno la capacità di trasmettere una struttura chiamata mitocondrio che una volta era un batterio e ora dà energia alla cellula. Il sesso maschile trasferisce i propri geni alle femmine a mezzo di piccole cellule (lo sperma). I maschi hanno la capacità di trasmettere una struttura chiamata cromosoma Y, che è un gene per loro cruciale perché è proprio quello che li rende maschi. È molto semplice; un piccolo gene con solo (circa)  90 geni (contro i 1100-1200 del cromosoma X), ,ma molto importante per almeno metà della popolazione. Non solo gli animali fanno sesso; ma anche le piante. Dal punto di vista di un fiore che riceve il polline, un’ape è un pene volante, perché trasmette geni maschili.


Il sesso è un processo per cui ogni individuo ha due genitori al posto di uno (caso quest’ultimo delle creature asessuate). Se non ci fosse il sesso ogni individuo sarebbe un clone. A causa del sesso, ogni variazione che ha luogo casualmente per mutazione in un individuo si trasmette velocemente in un grande gruppo. È stato stabilito che una variazione genetica avvenuta nel Canada nel 1750 ad un certo William Brown (elevata sordità ed incapacità di aprire e chiudere le mani) si ritrova oggi sia in Canada, che in Inghilterra (a Norfolk) ed anche in Giamaica (in quest’ultimo caso in individui colla pelle scura). Perché siamo così diversi l’uno dall’altro? È perché con l’atto sessuale, un banale passatempo, mescoliamo insieme una ricetta di DNA di due differenti persone per dar luogo ad una nuova ricetta rappresentata da me oppure da te oppure da qualsiasi altro. Anche se questa è una cosa che noi in pratica conosciamo abbastanza bene, è difficile rendersi conto della sua entità: tra un individuo ed un altro vi sono variazioni di circa 3 milioni di posizioni del DNA. Impressionanti sono certe scene di Blue Planet di David Attenborough. Gli elefanti marini maschi combattono strenuamente sulle spiagge per impossessarsi di una colonia di femmine. Solo un maschio su venti riesce a far passare i propri geni, perché le femmine, dopo aver assistito al successo, si accoppiano tutte con lo stesso maschio vincitore.
Moltissimi maschi non trasmettono neanche un gene. Ma l’imperatore 
Mulai Ismael il Crudele del Marocco (sedicesimo secolo) ebbe almeno 888 figli con una cinquantina di mogli. Ovviamente ci furono molti contemporanei a non avere neanche una donna, cioè un uomo riuscì a trasmettere i suoi cromosomi Y, mentre schiere di uomini non vi riuscirono. Moltissime donne riusiìrono invece a trasmettere i loro mitocondri.
In Nuova Zelanda quasi tutti i Maori maschi hanno gli stessi cromosomi Y, cosicché tutti discendono da un un solo maschio. Una leggenda locale parla di un importante capo che era venuto in Nuova Zelanda un migliaio di anni fa, quando questa terra fu colonizzata la prima volta.
Migliaia di nativi indiani del Sud e del Nord America derivano forse da quattro uomini che 15.000 anni fa attraversarono lo Stretto di Behring che collegava allora l’Asia all’Europa.
I cromosomi Y dei Gallesi sono molto diversi da quelli degli Inglesi e degli Europei. I mitocondri delle donne sono invece molto simili in tutte le parti del mondo. Ci sono meno differenze tra le donne abitanti in Islanda ed in Australia che tra le femmine di scimpanzè che vivono a 50 km. di distanza. Queste ed altre considerazioni sul sesso sono state pubblicate su Internet da
 Steve Jones professore di Genetica al London University College.

 Se si vogliono sapere molte cose sulle differenze tra la testa degli uomini e quella delle donne bisogna consultare il sito 
BBC – Science & Nature – Horizon – Sexual Chemistry.   .Nell’articolo del 13 febbraio 2002 si parla diApomorfina ad impiego possibile per il genere femminile (un ipotetico equivalente  del Viagra?).

Dopo i 65 anni la maggior parte delle donne non ha più desiderio sessuale, anche se continua o si rafforza l’affetto per il proprio partner o per figli e nipoti. Non così per l’uomo che può essere sessualmente attivo fino ad oltre 90 anni, fino a che produce testosterone, che si abbassa dell’1-1,6% all’anno a partire da vemt’anni. L’uomo però spesso non si dà pace e ne soffre. Ma è un errore cercare il piacere del sesso a tutti i costi dopo aver superato ua certa età. È solo una fonte di danni psichici e fisici. Il Gazzettino – Passioni e solitudini/Quando l’uomo      non sa accettare il declino sessuale.

SEGNALA UN ERRORE OD UN’INESATTEZZA

  

 

 

 gioa.boffa
7 Gennaio 2011 a 15:37 |

Steve Jones è autore di articoli di biologia, relativi specialmente all’evoluzione, ed è anche un presentatore televisivo. Se volete leggerlo, digitate sul motore di ricerca le parole
Steve Jones London University College.

 

2.                  

essay writing services reviews
24 Aprile 2015 a 10:44   | Citaessay-company

Wow! At last I got a weblog from where I can truly get useful facts concerning my study and knowledge.

 

  

gioa.boffa
7 Gennaio 2011 a 15:37 |

Steve Jones è autore di articoli di biologia, relativi specialmente all’evoluzione, ed è anche un presentatore televisivo. Se volete leggerlo, digitate sul motore di ricerca le parole
Steve Jones London University College.

 

2.                  


 la malattia di Alzheimer, tutte le novità

 aprile 2018

 

 Nel mio precedente articolo qualcosa di nuovo per l’Alzheimer e per le lesioni spinali avevo parlato degli studi di Antonio Cattaneo con le  neurotrofine, ma a tutt’oggi non mi risulta che siano stati posti in commercio medicinali basati su tali sostanze.  Brainforum » Cattaneo Antonio.htm.
 
 Solo apparentemente la demenza senile è è uguale sia per i maschi che per le femmine: la malattia di Alzheimer (degenerazione neurale) infatti è più frequente  nelle donne anziane, mentre negli uomini anziani si ha una maggiore frequenza  di demenza vascolare, diminuzione dell’apporto di sangue al cervello. A questa conclusione è giunto una ricerca dell’Associazione per lo studio delle demenze (SinDem), come riporta Carla Pattenati nella rivista Sapere del dicembre 2012, 80.
—  
Continuiamo a parlare della malattia, di cui sono ammalati più di 600.000 persone in Itala, oltre 10 milioni in Europa e 36 milioni nel mondo, perché si spera in qualcosa di risolutivo per il futuro.
Di essa si individua la presenza nel malato


analisi strumentali quali quelle illustrate in figura 1 con le immagini RISONANZA MAGNETICA, un confronto tra l’imaging di un cervello sano e quello di un malato. In Medicina 33 di RAI 2 del 19.02.2014  è stato detto che per l’Alzheimer adesso vi sono solo cure spesso migliorative, ma nient’affatto radicali, malgrado i miliardi di dollari spesi nella ricerca in tutto il mondo. Nella trasmissione si parlava anche dell’estensione del male che colpirebbe un’elevata percentuale degli ultrasettantenni ed addirittura la metà degli ultraottantacinquenni. La prevenzione starebbe nella dieta mediterranea, nel controllo di pressione e colesterolo, nell’attività fisica e soprattutto nell’attività intellettuale. È stata presentata anche l’immagine del neurone con la proteina tau difettosa (vedere una delle immagini reperibili in Rete (PARTICOLARI, etc., figura 2). Vi si osservano le fibrille aggrovigliate intracellulari chiamate in inglese tau tangles, una delle caratteristiche patologiche della malattia. Esse risultano costituite da  frammenti elicoidali  accoppiati (PHF) formatisi per polimerizzazione della tau iperfosforilata. La PHF può essere ancora ulteriormente glicosilata (cioè legata ad una catena oligosaccaridica) ed ubiquitinata (cioè legata al’ubiquitina, pertanto destinata alla degradazione). L’ accumulo di questa proteina degenerata è accompagnato dalla riduzione delle cellule FKBP52

normali costituenti cellulari del cervello. In PROTEINE NEUROTOSSICHE, etc. di figura 2 si osserva la tau assieme alla beta amiloide (dipinta in rosso). Questa seconda proteina si forma in condizioni patologiche dalla normale APP (Amyloid Precursor Protein), ed è presente anche in individui sani. Osservare ancora la beta amiloide in figura 4. Un aspetto della malattia messo in evidenza di recente è che l’entità delle placche beta amiloidi non è sempre in relazione diretta con il deficit cognitivo: alcuni anziani le hanno e sono perfettamente lucidiTali conclusioni sono state tratte con l’ausilio della PET Pittsburgh B, il tipo di imaging che fotografa il cervello, inventato nella omonima Università.
— Uno dei sintomi dell’Alzheimer è la perdita della memoria. La colpa sarebbe da attribuire ad un’anomalia dell’ippocampo e più precisamente del giro dentato, (dentate gyrus), suo costituente, nella produzione della proteina RbAp48 che rallenta con l’età. Con l’età è più frequente anche l’Alzheimer. Detta proteina giocherebbe un ruolo chiave nel funzionamento delle sinapsi, i ponti tra neuroni che trasmettono segnali chimici ed elettrici. Memory Protein Fades With Age   Science AAAS.htm. Il problema è tuttavia complesso per il fatto che nell’Alzheimer è la memoria recente che si perde più frequentemente . Sembra però che per quanto concerne la memoria ci sia qualche speranza: è riposta in un farmaco nuovo per l’Alzheimer, il salsalato (salsalate in inglese, salicylsalicylic acid ovvero [(2-Hydroxybenzoyl)oxybenzoic acid]vederne la formula 

in figura 3), già usato per i malati di artrite reumatoide. Il farmaco non solo fa aumentare negli animali da esperimento la rigenerazione dell’ippocampo, ma riduce anche i livelli di proteina tau patologica.
— Oltre alla deficienza della memoria altri sintomi della malattia che ne indicano l’esordio sono: depressione, ansietà, difficoltà di orientarsi anche se il luogo è noto, non riconoscere che l’immagine nello specchio è la propria, non ricordare dove si è posto un oggetto, non aver più l’hobby che si praticava una volta, perdere la vita sociale, l’incapacità a risolvere problemi anche semplici, la difficoltà nell’esprimersi e nel trovare la parola, la difficoltà nello scrivere. Tipici dell’Alzheimer incipiente sono anche i cambiamenti di umore, la comparsa dell’ irascibilità e la perdita di iniziativa.
-.-Una domanda che ci si pone è: L’Alzheimer è ereditario? Le statistiche mostrano solo un 5% di casi ereditari. È accertata anche l’esistenza di una mutazione presente sin dalla nascita con un rischio da parte del nascituro del 50% quando sarà adulto.  la malattia di  alzheimer corriere della sera (salute), 12.10.2014. Gli ansiolitici con assunzione protratta favorirebbero l’Alzheimer. Tra le diazepine sarebbero più deleterie quelle contenute nei farmaci a durata protratta che vanno sotto il nome di diazepam e il flurazepam. Sarebbero meno dannosi  il lorazepam, l’alprazolam e il midazolam che hanno bassa durata d’azione. (NOTA 1) 
— Una notizia che potrebbe sfociare in un medicinale (ma il condizionale è d’obbligo) è quella relativa ai Cannabinodi che riducono i livelli di proteina beta amiloide. Cannabinoids remove plaque-forming Alzheimer’s proteins from brain cells – Salk Institute for Biological Studies.htm.   Anche l’esercizio fisico ha un effetto positivo. È quanto hanno stabilito nel 2006 ricercatori del Columbia University Medical Center diretti da Nikolaos Scarmeas.  Regular Exercise May Slow Disability In Patients With Alzheimer’s.   Maryland Foundation for Psychiatry, Inc.htm.
 
embra sia anche la dieta a far la differenza: persone che seguono la dieta mediterranea, con riduzione dell’alimentazione a base di carni rosse, mostrano minore incidenza del male.  Mediterranean Diet Plus Exercise Cuts Alzheimer’s Risk.htm.

— Se oggi non ci sono farmaci per curare radicalmente il male, cosa si sta facendo nel mondo, oltre agli studi sulle citate neurotrofine, per raggiungere l’obiettivo della cura risolutiva? Prima di tutto bisogna dire che c’è chi, partendo dalle cellule staminali umane, il problema lo studia in laboratorio creando artificialmente da esse le cellule muscolari lisce (smooth muscle cells) presenti nelle arterie cerebrali, che in un individuo sano sono in grado di demolire la proteina beta amiloide. È quanto sta facendo il team di Christine Cheung dell’A*STAR Institute of Molecular and Cell Biology (Singapore).  Lo scopo è quello di testare le cellule anzidette per potenziali terapie tendenti  a guarire lla malattia di Alzheimer.  Alzheimer’s disease  Brain arteries in a dish – A STAR Research.htm.
—  C’è poi in cantiere un vaccino generatore di anticorpi che si legano alle molecole di amiloide e di  tau patologiche ce che, se avrà successo negli studi preclinici, probalmente tra tre-cinque anni potrebbe essere impiegato sui pazienti all’esordio della malattia. Riferimento: Progressi per il primo vaccino al mondo sull’Alzheimer. Posted by giorgiobertin su luglio 13, 2016Flinders University  –  Institute for Molecular Medicine, Huntington Beach, California    vaccinazioni « Medicina in Biblioteca.
 Una ricerca condotta da Eric Reiman e Pierre Tariot al Banner Alzheimer’s Institute di Phoenix.
si propone di studiare 650 persone 60-75enni aventi due copie del gene APOE4, con un rischio 10 volte maggiore di sviluppare l’Alzheimer nella tarda età. Verrà seguito il comportamento di chi
avrà preso un farmaco antiamilode (quale?) rispetto a chi avrà preso il placebo. NIH’s $33 Million Alzheimer’s Gamble _ Science _ AAAS.pdf.
—  
C’è qualche speranza in un farmaco, un anticorpo antibetaamiloide denominato aducanumab (la radice nu indica sistema  nervoso).  Dall’indagine di ricercatori della Biogen Idec è venuto fuori che le PET dei malati che avevano ricevuto il farmaco avevano molto meno beta amiloide di quelli che non l’avevano ricevuto e rispondevano più correttamente ai test. Inoltre, più alta era la dose del farmaco, minore era la beta amilode residua. È in programma l’indagine su di  una più vasta platea di pazienti sottoposti all’azione del farmaco sia per confermare I precedenti dati sia per stabilire la durata del miglioramento.  Promising results from experimental Alzheimer’s treatment   Science AAAS   News 21.03.2015.htm           Alzheimer’s trial supports ? amyloid origin of disease _ Science _ AAAS.pdf.    Se si dimostra vera l’efficacia del farmaco che ha la caratteristica di legarsi  in modo specifico alla proteina, si sarebbe dimostrato anche che è vera la teoria secondo la quale la causa della malattia è proprio nella disfunzione della beta amiloide (‘aggregazione fibrillare tossica) e non  l’accumulo degli aggregati.
— Il gigante farmaceutico svizzero Roche ha annunciato che la terapia in fase III del gantenerumab (la radice neru significa, come nu, che il target è il sistema nervoso) ha fatto fiasco.
Ha avuto successo nullo o debole ll solanezumab della Eli Lilly Hand Company. A seguito di questo risultato ed avendo ldichiarato che interromperà le sue ricerche sull’Alzheimer, nel novembre 2016 la Eli Lilly ha avuto in un solo giorno un calo del 10% del valore delle sue azioni.
— Una sorpresa è venuta fuori nel luglio 2012 quando in un articolo pubblicato online sulla rivista Nature si è detto che esiste una mutazione, tuttavia rara, del DNA provocata da una variazione di una singola lettera, in grado di inibire l’accumulo della proteina beta amiloideLo studio è di alcuni ricercatori condotti da Kari Stefansson del deCODE genetics.  Gene Mutation Protects Against Alzheimer’s – ScienceNOW.htm. Questa mutazione è diffusa tra gli islandesi e spiega perché proprio in Islanda è  stata individuata. Gli Islandesi hanno fatto sempre matrimoni tra di loro senza che vi siano stati incroci con popolazioni estere, per cui si possono considerare un isolato genetico. Una curiosità (per ora) che un giorno potrebbe essere il punto di partenza di una cura dello stadio precoce dell’Alzheimer è la segente: 104 pazienti affetti da Alzheimer iniziale hanno visto migliorata  la memoria per essere stati assoggettati due volte al giorno ad uno spray nasale di insulina (sarebbe stato migliorato ll metabolismo del glucosio a livello cerebrale).. Could insulin help treat dementia?, TIME (ediz.europea 26.09.2011, 15. Un problema insito in  questo tipo di introduzione dell’insulina nel circolo sanguigno è che il farmaco può divenire eccessivo, tenuto conto della maggiore quantità prevista a causa della più lunga e complessa via per arrivare alla meta. Tuttavia sembra che il problema possa essere risolto con un nanogel proposto dal CNR.  Alzheimer, insulina direttamente al cervello con nanoparticelle spray – Repubblica.it.htm.
—  
Non è affatto sicuro, ma è solo un sospetto, essendo necessari ulteriori studi, che l’Alzheimer sia anche trasmissibile da un individuo all’altro durante le operazioni chirurgiche tramite contaminazione con la proteina beta amiloide di strumenti od a seguito di iniezione di ormone tratto da cadavere.





 Lo indica la pubblicazione Is the Alzheimer’s protein contagious  _ Science_AAAS _ News.htm  da cui ho tratto la figura 4 (MODELLO MOLECOLARE DELLA PROTEINA BETA AMILODE, etc).
— Una pubblicazione suScience del  31 marzo 2016 alcuni studiosi  facenti capo a Beth Stevens del Boston Children’s Hospital hanno avanzato l’ipotesi che l’Alzheimer sia dovuto al’attacco sulle sinapsi del sistema immunitario “andato in confusione”. Gli studiosi danno importanza non solo alle placche amiloidi, presenti nei ratti modificati geneticamente per produrre la malattia per la quale è stata impostata la ricerca, ma anche alla distruzione delle connessioni tra i neuroni. Infatti si è osservato in tali ratti, in particolare nelle zone del cervello deputate alla memoria, una marcata perdita di sinapsi, i componenti cerebrali che hanno la funzione di trasmettere chimicamente le informazioni. Secondo lo studio è la proteina C1q che “decide” dell’apoptosi delle sinapsi, poi realizzata dal microglia. Orbene, è bastato  iniettare nei ratti un anticcorpo antiC1q  per vedere non comparire più la l’esagerata riduzione delle sinapsi. Potrebbe darsi che sia la combinazione della proteina amiloide e di C1q che  distrugge le sinapsi buone, anziché i due elementi singoli. Ovviamente altri studi su questo interessante filone d’indagine sono in corso. — Per una possibile terapia futura della malattia di Alzheimer, vedere la nota 1  di la mattia di Parkinson nel presente blog l.   (NOTA   1 )   (NOTA 2)

SEGNALA UN ERRORE OD UN’INESATTEZZA———————————————————————————————————————————————————–
NOTA   1 – Secondo uno studio pubblicato nel febbraio 2017 da ricercatori dell’UUSC (University of Southern California) su Translational Psychiatry),  anche un forte inquinamento atmosferico, con le sue polveri sottili, favorirebbe l’Alzheimer. ————
NOTA 2 – luglio 2017 – Secondo uno studio della rivista Lancet un caso su tre di demenza senile potrebbe essere prevenuto se la gente avesse più cura del proprio cervello facendolo esercitare e stimolandolo, se evitasse il fumo, ed altro ancora. Lo studio fa una lista dei fattori chiave che favoriscono la malattia, ivi compresi la carenza di udito ed il basso livello di istruzione. Molto interessante il  video   dell’articolo  http://www.bbc.com/news/health-40655566   Nine lifestyle changes can reduce dementia risk, study says – BBC News.pdf . 

————

  1. 16 Dicembre 2016 a 16:53 |
    heute musste mich mal zu Wort melden bzw. mich mal bedanken. Mache genauso weiter, freue mich bereits jetzt schon auf die nächsten Artikel.TRADUZIONE IN ITALIANO:
    Mille ringraziamenti per il tuo articolo. Io leggo già da molto tempo i tuoi informativi articoli. Ed oggi voglio ringraziarti. Procedi come fai ora. Mi rallegro al pensare al tuo prossimo post.

sabato 8 maggio 2021

anche gli scienziati si sbagliano

 

! anche gli scienziati si sbagliano

dcembre 2012

 

Einstein, il rivoluzionario della scienza, il padre della relatività, fece uno sbaglio perché  egli non credette mai nei buchi neri (corpi celesti dotati di una forza di gravità talmente intensa che nemmeno i raggi luminosi riescono ad uscirne e che talvolta “divorano” l e stelle).  Eppure, erano stati previsti da altri scienziati manipolando proprio le sue equazioni. Oggi non c’è più dubbio: gli astronomi, anche se non vedono i buchi neri, li individuano per il fatto che fanno da lenti gravitazionali per certe stelle lontane e perché i dischi di accrescimento formati da nubi di gas che in essi precipitano emettono raggi X che possono essere captati da particolari telescopi.


           Einstein  fece un altro sbaglio quando comparve la teoria di Werner Heisenbergsecondo cui “non è possibile conoscere con precisione di una particella elementare velocità e posizione nello spazio” (principio di indeterminazione). Non gli andava giù soprattutto l’affermazione di Heisenberg che “gli atomi e le stesse particelle elementari non sono reali: costituiscono un mondo di potenzialità, più che un mondo di oggetti” (in questa frase è racchiusa l’essenza del gatto di Schrödinger che non si può sapere se è vivo o morto finché non si apre la scatola in cui è chiuso assieme ad un meccanismo su cui lui l’animale non può interferire che fa sprigionare un veleno letale, apribile a caso). Einstein a questa idea dei sostenitori degli stati quantistici sovrapposti che si separano solo quando arriva l’osservatore, controbatté: “Non riesco ad accettare la meccanica quantistica perché voglio credere che la luna sia là anche se io non la guardo”. A malincuore si ricredette in seguito; ma in cuor suo conservò sempre la speranza che qualcuno potesse dimostrare che questa incertezza fosse solo un limite umano. Non fu mai propenso a credere all’entanglement (intreccio inseparabile), stato quantico di due particelle spazialmente separate, come i due elettroni dello strato più esterno di un atomo con spin opposti (somiglianti a due trottole ruotanti in senso contrario con spin su e spin giù) perché solo in questo modo possono condividere la stessa orbita. Vedere in figura PARTICELLE A SPIN OPPOSTO e l’immagine di Einstein accanto a quella di Heisenberg. La teoria quantistica porta ad una conclusione difficilmente accettabile dalla nostra mente razionale: se una delle particelle cambia lo spin pure l’altra lo cambia (anche se si trova ad anni luce di distanza). Si avrebbe cioè un’azione a distanza istantanea che contraddirebbe con la teoria della relatività ristretta secondo cui nell’Universo la velocità massima raggiungibile è quella della luce (ed invece in questo caso l’informazione tra le due particelle viaggerebbe alla velocità del nostro pensiero). Questo paradosso fu indicato con la nomenclatura Epr dal nome dei tre scienziati EinsteinPodolsky eRosen che lo formularono. Un caso analogo a quello dei due elettroni ruotanti attorno ad un nucleo aventi spin opposti, pure contestato da Einstein, è quello delle due particelle elettrone-positrone provenienti da una stessa sorgente aventi opposte direzioni di magnetizzazione. In base alla teoria dei quanti, indipendentemente dalla distanza alla quale si trovano le due particelle, facendo una misura su di una avremmo immediatamente anche la misura dell’altra. Un altro caso analogo è quello delle due particelle mesone-antimesone. Se cambia lo spin di uno cambia anche lo spin dell’altro indipendentemente dalla distanza a cui si trovano, analogamente al caso già indicato per l’elettrone. Adesso con la misura di un certo parametro S (inventato da John Stewart Bell, un fisico scozzese, nel 1964), operando proprio su di una coppia mesone-antimesone, alcuni scienziati facenti capo ad Apollo Go (Cern di GinevraUniversità diFormosa e Centro Kek in Giappone) hanno potuto stabilire con quasi assoluta certezza che la teoria quantistica dell’entanglement è giusta, malgrado il paradosso Epr: le particelle del mondo microscopico non sono separabili quando sono tra di loro correlate, ed è un errore voler considerare i due stati separatamente. Dobbiamo piuttosto combinare i due stati e trattare il risultato come quello di una particella singola.   Teoria dei quanti  Einstein sbagliava.htm
Altrettanto clamoroso fu l’errore del fisico inglese Fred Hoyle che in una trasmissione radiofonica definì ironicamente, perché non vi credeva, Big Bang (Grosso botto) l’esplosione che dette origine all’inizio dell’Universo secondo la teoria propugnata dal fisico americano George Gamownel 1946Ebbeneda allora in avanti, per ironia della sorte, l’immane esplosione di quella concentrazione dello spazio racchiusa in un punto, dimostratasi sempre più verosimile, venne chiamata Big Bang. Vedere nella figura SIMULAZIONE DEL BIG BANG, etc tratta da The Big Bang in pictures Scientists produce computer images of particle explosions similar to the greatest galactic light show  Mail Online.htm.
Il grande Bohr si sbagliò quando affermò che i neutrini introdotti da Pauli erano implausibili e fece una nuova teoria, poi risultata sbagliata, per spiegare la violazione del principio della conservazione dell’energia e del momento angolare nei decadimenti radioattivi. Si dice che queste fantomatiche particelle furono introdotte da Pauli “per disperazione” per rispettare i principi suddetti; ma furono accettati dall’italiano Enrico Fermi che assieme a Pauli si può dire sia stato l’inventore del neutrino (particella neutra, con spin = 1/2, massa o nulla od estremamente piccola). Oggi il neutrino è una realtà tangibile.
Uscendo fuori dal campo della fisica teorica ed entrando in quello della scienza strettamente sperimentale, l’errore più frequente è quello dell’interpretazione di un esperimento. Vorrei raccontare una storiella, che tira in ballo una spia (chiedo scusa, nel nostro caso equivale ad uno scienziato) che vuole entrare in un castello fortemente sorvegliato (nel nostro caso il difficile oggetto della ricerca). La spia viene uccisa a causa di un suo errore. La guardia, che ha l’obbligo di ammazzare chiunque risponda sbagliando ad una certa parola d’ordine, dice “Ventiquattro!” Un individuo che vuole entrare risponde “Dodici!” e la guardia lo fa passare. Un secondo individuo chiede di entrare. La guardia dice “Dodici!” La risposta è “Sei” ed il nuovo richiedente può passare. Un terzo vuole pure entrare e la guardia dice “Dieci!” La risposta è “Cinque”. Tutto procede normalmente, perché anche quest’altro richiedente viene accettato per l’ingresso. Ad un altro successivo che vuole entrare la guardia dice “Otto”. La risposta è “Quattro”. Anche questo quarto ha l’accesso consentito. Anche un quinto può entrare, perché ha risposto “Tre” alla richiesta “Sei”. La spia adesso è sicura di sé. Si fa avanti. Gli viene chiesta la risposta di “Quattro!”. Lui con sicurezza risponde “Due”, ma viene fucilato. La risposta giusta sarebbe stata «Sette» poiché «Quattro» è un numero di sette cifre. (Non bisognava considerare il numero nel suo valore, ma il suo nome).
L’astronomo Schiaparelli nel 1877 col suo telescopio vide e descrisse i “canali” di Marte. Ciò poteva essere l’indizio che Marte fosse un pianeta abitato da esseri intelligenti, ed invece era solo un’illusione ottica. In verità Schiaparelli non parlava di canali artificiali, ma di linee di territorio colleganti zone che lui chiamava “mari”, come si può osservare in un’immagine della figura (ma oggi sappiamo che su Marte i mari non ci sono, ma solo ghiaccio, ai poli). Fu, tra gli altri, lo scienziato americano Percival Lowell che parlò di canali artificiali ed avanzò l’ipotesi che il pianeta fosse abitato da esseri intelligenti. Si trattava in ogni caso di errori dovuti a cattiva risoluzione delle immagini con conseguenti illusioni ottiche. 
Galvani si sbagliò perché interpretò il movimento degli arti delle rane scuoiate ed attaccate ad un materiale bimetallico come dovuto ad un’elettricità prodotta dal corpo degli animali, ma per Voltal’elettricità era generata dai due conduttori di specie diversa a stretto contatto tra di loro, e le rane erano solo dei rivelatori di tale elettricità messa in evidenza dalle famose contrazioni muscolari. Ebbe ragione Volta. Tra i due ci furono dotte dispute che venivano recepite anche dal pubblico dell’epoca. Alla fine la ebbe vinta Volta.
Non meno importante fu l’errore di Edison, che, pur essendo stato nel 1982 il creatore della prima centrale elettrica non credette nella corrente alternata di Tesla, quella che poi si impose in tutto il mondo. Già, perché la corrente alternata di Tesla, tanto screditata da Edison, permetteva di salire di scala e fare grandi centrali che avrebbero trasmesso la corrente ad alto voltaggio per lunghe distanze, mentre per la sua corrente Edison avrebbe avuto bisogno di una centrale ogni pochi chilometri quadrati. Il ragionamento di Edison (ed anche di tanti altri scienziati degli anni ’80 del secolo XIX) era anche quello che la corrente alternata non potesse essere utilizzata nei motori, perché si inverte 50 volte al secondo. Tesla, che era stato preceduto da altri studiosi della corrente alternata (tra cui un grande italiano, Pacinotti, che aveva inventato un indotto a forma di anello), risolse il problema e dimostrò che il ragionamento dei suoi avversari era sbagliato.
Ad Enrico Fermi va ascritta la scoperta della disintegrazione dell’uranio per bombardamento con neutroni rallentati; però lui inizialmente non si accorse  che si trattava di fissione, ed infatti non fu corretta la sua interpretazione della reazione. Non trovando tra i prodotti né l’attinio, né ilprotoattinio, né il torio (elementi noti con numero atomico Z vicino, ma inferiore a quello dell’uranio, che ha Z= 92) Fermi dedusse che i prodotti del bombardamento dovessero essere elementi transuranici con Z = 93, 94, etc. Il grande scienziato si era sbagliato! Ma sembra che sia stato tradito anche dalla fretta, perché era sotto sollecitazione di Orso Maria Corbino, fisico e politico fascista del Ventennio che spasimava per dare il nome ad uno degli elementi transuranici presunti: quel nome doveva essere “mussolinio”. Soprattutto per la scoperta dei transuranici Fermi ebbe il premio Nobel! La smentita venne dai tedeschi  Hahn e Strassmann che si accorsero che in detto bombardamento si rinveniva il bario a numero atomico 56. L. Meitner e R. Frischinterpretarono alla fine il processo come una spaccatura del nucleo e lo definirono fissione nucleare. In realtà studi successivi hanno dimostrato che con apposite reazioni nucleari si riesce a preparare elementi transuranici, difficili da studiare perché di vita estremamente breve, salvo il plutonio 239 di numero atomico 94 con tempo di dimezzamento di 24.000 anni.
John Herschel era stato maestro di Darwin ed autore di un famoso trattato di filosofia naturale, ma non credette mai nella teoria delle variazioni casuali (oggi diremmo le mutazioni del DNA) che sono alla base dell’evoluzione, permettendo la comparsa di nuove forme viventi. Secondo Herschel, Darwin non aveva nessuna spiegazione della fonte delle variazioni, per cui la sua teoria non era sufficiente per spiegare l’origine delle specie. Eppure oggi, dopo 150 anni circa dalla comparsa del libro di Darwin L’origine delle specie e dopo che il genoma di tanti individui è stato decifrato, abbiamo la certezza che i cambiamenti “spontanei” del DNA sono la causa delle mutazioni. Oggi sappiamo che, quando il genoma si trasmette dai genitori ai figli, numerose mutazioni hanno luogo. Tra queste c’è una piccola percentuale che può migliorare la specie, e la selezione spesso ne approfitta, mantenendola costante nelle generazioni successive. É la sequenza delle basi del DNA che fa la differenza tra i piselli rugosi e quelli lisci e tra i levrieri silhouette ed i levrieri massicci.
Nel 1903 lo studioso francese René Blondiot annunciò la scoperta di strani raggi da lui chiamati raggi N capaci di passare attraverso l’alluminio. Altri scienziati ne dimostrarono l’inesistenza.
Altro caso è quello di Cesare Lombroso, lo scienziato torinese che riteneva che il fisico di un individuo (testa piccola, fronte sfuggente, occhi assai mobili, ma soprattutto la forma del cranio), fosse la causa prevalente della criminalità. Malgrado le prove sperimentali addotte da Lombroso, la chiave di lettura, cioè “il delinquente nato”, non era quella giusta. Oggi si ritiene che la teoria di Lombroso, pur essendo stato decisivo il suo contributo alla riforma degli Istituti di pena, sia erronea. Semmai, per l’infermità mentale si guarda ad anomalie del cervello e non alla costituzione esteriore od all’aspetto del reo.
In tempi a noi più vicini (1988) un altro scienziato, il medico ed immunologo francese JacquesBenveniste, pubblicò un articolo su Nature in cui affermava che i basofili, una categoria di globuli bianchi, liberavano istammina se messi a contatto con acqua talmente diluita di allergene da essere praticamente esente da esso. Senza essere riuscito a spiegare il meccanismo dello straordinario fenomeno, l’Autore avanzò l’ipotesi che l’acqua avesse conservato memoria dell’allergene. Si parlò pertanto di “memoria dell’acqua”. Successivi esperimenti condotti da altri scienziati dimostrarono che la scoperta era fasulla e la smentita fu di nuovo pubblicata su Nature. Benveniste ed il suo team avevano condotto male gli esperimenti e tratto conclusioni non veritiere. Peccato che la scoperta non era vera: sarebbe bastato aggiungere degli anticorpi all’acqua e quest’ultima li avrebbe ricordati anche quando non c’erano più, per cui quest’acqua avrebbe continuato ad avere effetto biologico. Si sarebbero convalidate al cento per cento le ipotesi della medicina omeopatica. Oltre a sbagliarsi, provocò un disastro lo scienziato inglese Andrew Wakefield il quale pubblicò alcuni anni fa uno studio in cui dimostrava che un vaccino trivalente che si dava ai bambini contro le comuni malattie dell’infanzia provocava l’autismo. Molti genitori si rifiutarono di vaccinare i figli e si ebbe un’epidemia di morbillo. Al medico fu poi, dopo l’accertamento della falsità delle sue opinioni, negato l’esercizio della Medicina. Un altro disastro, ma in questo caso probabilmente doloso, fu la commercializzazione negli anni Venti del farmaco radioattivo Radithor (del Bailey Radium Laboratory nel New Jersey) che avrebbe dovuto essere un toccasana per molti mali ed invece avvelenava la gente. 
Non riproducibili si dimostrarono gli spettacolari risultati ottenuti nel campo dei semiconduttori dal fisico tedesco Jan Hendrik Schön, scienziato dei laboratori Bell di New Jersey (USA) e vincitore di famosi premi internazionali. Egli avrebbe scoperto dei transistor basati su particolari materiali organici (in un caso un colorante) che potevano sostituire il silicio.
L’errore che fu fatto da alcuni scienziati israeliani e spagnoli nel 2010 scopritori, a dir loro, di antenati di Homo sapiens moderno in una grotta (quella di Oesem presso Tel Aviv) cadde nel ridicolo, perché il reperto costituito da soli denti di 400.000 anni fa aveva avuto un’attribuzione erronea. I denti erano di animali! Per cui è continuata ad essere valida la teoria che i nostri antenati più diretti sono nati in Africa 200.000 anni fa.
Talvolta si tratta solo di esagerazioni od inesattezze provocate dalla fretta di comunicare per il desiderio del successo, come è il caso del lemure Ida (Darwinius masillae) a cui ho accennato nel mio articolo di molecole, che passione! dal titolo i misteri dell’evoluzione. Si conferma oggi che Ida non è l’anello mancante tra gli antropoidi ed i più antichi primati, ma solo l’antenato di specie del tutto collaterali.
Un errore clamoroso piuttosto recente, provocato dal desiderio di comunicare al mondo una notizia ad effetto (anche se data non sicura al cento per cento), si è verificato al termine di varie osservazioni desunte dal rilevatore di OPERA (Oscillation Project with Emulsion-Tracking Apparatus, una struttura di 150.000 mattoni di piombo + altrettante pellicole di emulsione fotografica) nell’osservatorio sotterraneo del Gran Sasso, pubblicata nei giornali e in TV il 23 settembre 2011, che destò grande interesse perché si sarebbe contraddetto un principio delle fisica: la velocità massima raggiungibile nell’Universo è quella della luce. I neutrini, che non vengono assorbiti dalla materia ordinaria, ma solo in rari casi da particolari assorbitori, avrebbero percorso il tragitto Ginevra-Gran Sasso (730 km) con una velocità maggiore di quella della luce (quest’ultima è 299.792,458 km al secondo nel vuoto). Il tempo impiegato sarebbe stato inferiore a quello della luce di 60 nanosecondi (miliardesimi di secondo). Invece, questo straordinario risultato era stato solo un errore di misura, sebbene le misure si fossero protratte per 3 anni con 15.000 rilevazioni e con due orologi atomici al cesio avanzati, sincronizzati, uno a Ginevra e l’altro al Gran Sasso, e sistemi GPS. Quanto sopra sarebbe stato in contraddizione con la teoria di Einstein secondo cui nessuna particella, e tanto più una con massa, può superare la velocità della luce (i neutrini hanno una massa estremamente piccola se è vero che sono suscettibili di oscillazioni). C’era anche qualcuno pronto a non demolire la teoria di Einstein, ma solo a modificarla (ad esempio introducendo uno spazio-tempo a più di 4 dimensioni): i neutrini del Cern avrebbero preso una scorciatoia extradimensionale per raggiungere il Gran Sasso! Se l’esperimento fosse stato veritiero si sarebbe violato il principio di causalità per cui con i neutrini si sarebbe visto un effetto prima dell’evento che lo causava. Cioè, sarebbe crollato il rapporto causa/effetto e, come faceva osservare in un blog il fisico Adam Frank dell’Università di Rochester, usando i neutrini si sarebbe visto prima la caduta del morto e poi il movimento del grilletto dell’assassino. Infatti, se alla velocità della luce è t=0 (cioè secondo Einstein il tempo si ferma) ad una velocità superiore il tempo diventa -t (scorre all’incontrario, cioè si va nel passato). Una vera rivoluzione! È curioso che nel novembre 2011 un ulteriore esperimento (durato 10 giorni, con 20 eventi registrati di ricezione dei neutrini), aveva nuovamente confermato il risultato tramite misure più raffinate, come ebbe a dire il fisico Antonio Ereditato, responsabile di Opera. La smentita si ebbe nel febbraio del 2012: Il diabolico neutrimo aveva beffato gli scienziati. La comunicazione la dette lo stesso Ereditato (che però alla fine di marzo del 2012 si dimise dal suo incarico). Tutta colpa di un cavo in fibra ottica, mal funzionante al Gran Sasso, che collegava il ricevitore GPS con la carta elettronica di un computer!
Sembra proprio erroneo l’arsenico nel Dna in luogo del fosforo (vedere il mio articolo il dna del 2011 ) Absence of Detectable Arsenate in DNA. La clamorosa smentita si può leggere in from Arsenate-Grown GFAJ-1 Cells.htm.

Ma negli ultimi tempi gli errori sono aumentati o diminuiti rispetto al passato? La risposta è che sono aumentati, e di molto. Ciò è avvenuto malgrado l’attenzione degli arbitri (i referee) a cui gli articoli scientifici vengono affidati prima di essere pubblicati, per l’esame preventivo, il cosiddetto peer review. Il motivo dell’aumento degli errori sarebbe da imputare alla maggiore complessità degli apparecchi con cui oggi si fa la ricerca che spesso traggono in inganno gli operatori. Ma ovviamente la colpa è sempre dell’uomo che li manipola. Possiamo tuttavia consolarci con le asserzioni di due famosi personaggi: “Uno dei punti di forza della scienza è la capacità di correggere i suoi sbagli” (astrofisico Carl Sagan). “Basta un solo esempio contrario per dimostrare la falsità di una proposizione scientifica”(filosofo Karl Raimund Popper). Esiste tuttavia un rischio quando questi errori diventano troppo frequenti: che la gente (e soprattutto i giovani) perdano fiducia nella scienza e l’entusiasmo per la ricerca. Occorrerebbe pertanto che le riviste specializzate indagassero più a fondo respingendo più frequentemente articoli dubbi e che gli scienziati fossero più prudenti  comunicando i loro dubbi non ai giornali, ma in segreto ai colleghi di altri laboratori.     SEGNALA UN ERRORE OD UN’INESATTEZZA.       

  
  1. pianoforall
    7 Gennaio 2013 a 8:06 |
    learnpianochords.net
    Very quickly this web site will be famous amid all blogging people, due to it’s pleasant content
     
  2. gioa.boffa
    7 Gennaio 2013 a 8:38 |

    RIPORTO da INFO:
    Gifh
    gifh.wordpress.com
    gifhshady@gmail.com 
    80.116.134.73
    Inviato il 02/12/2012 alle 22:03Caro Gioacchino,
    ti andrebbe di partecipare al prossimo carnevale della chimica? Se sei interessato o vuoi solo saperne di più, contattami al più presto. Un caro saluto dal chimico impertinente!

    Paolo
    Inviato il 16/12/2012 alle 16:44 | In risposta a Gifh.

     

    a Paolo chimico impertinente
    sono interessato soprattutto a saperne di più. Seguirò il prossimo Carnevale e vedrò come si svolge…
    gioacchino

     

I tumori, il punto al 2015 - seconda parte

 


molecole, che passione! i tumori, il punto al 2015 – seconda parte  

31 Mar

Archivio | marzo 2018

(segue da tumori, il punto al 2015 – prima parte )

(la figura 1 trovasi nella prima parte)




sempre più precoci e sempre più precise, le analisi strumentali hanno avuto un ruolo determinante per il successo nella lotta contro i tumori. Grazie a queste tecniche sofisticate è stato possibile realizzare gli screening a tappeto che hanno permesso di individuare tumori ancora nella fase preliminare. Oggi si raccomanda di fare una Mammografia (un esame radiologico che utilizza i raggi X) ogni due anni dopo i 40 anni, ed è ormai entrato nella pratica comune nei casi dubbi l’ulteriore impiego della Risonanza magnetica. Questa seconda analisi, basata sulla misura della precessione dello spin dei protoni, è la più appropriata per svelare lesioni tumorali anche molto piccole. Riassumendo, i metodi di indagine strumentali per la ricerca, la conferma o l’esclusione di un tumore, ormai molto raffinati, sono la  TAC, l’Ecografia, la Risonanza magnetica, la PET e la SPECT. Per la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) vedere l’immagine omonima nella figura 2 (che è qui sopra (la 1 è nella prima parte ).  Questa tecnica diagnostica non è altro che la radiografia a raggi X fatta per fette. Le immagini ottenute sono digitali ed un computer le assembla mostrando le densità dei tessuti esaminati in livelli di grigio.
Ho posto nella figura 2 anche uno schizzo che rappresenta l’apparecchiatura di Risonanza magnetica con cui viene esaminato il paziente  presunto affetto da tumore, ad esempio alla prostata, e dello schermo dove si ottiene il risultato diagnostico.  L’analisi sfrutta il fatto che gli spin dei protoni dell’organo in esame  non sono tutti in uguale misura paralleli ed antiparalleli cioè oriemtati verso nord  e verso  sud (per usare il linguaggio dell’ago della bussola che viene orientato dal campo magnetico terrestre). Infatti alcuni spin up non sono appaiati con i down  e sono quelli che generano un loro campo magnetico interagente con quello esterno. Oltre all’asse di rotazione secondo la direzione del dipolo magnetico c’è un secondo asse, quello di precessione con traiettoria conica, attorno a cui ruota il protone come una trottola a cui è stato dato un colpo laterale. Come il protone, anche la Terra ruota su se stessa, ed anche la Terra ha il suo asse con direzione non costante dell’asse descrivendo esso nel periodo di 26.000 anni una superficie conica. In questo caso sono le attrazioni di Sole e Luna agenti sulla zona equatoriale a produrre il fenomeno della Precessione. Come si muove un protone nell’orbita precessionale è visibile nell’animazione accessibile cliccando http://teaching.shu.ac.uk/hwb/chemistry/tutorials/molspec/nmr1.htm oppure digitando su Google o su Mozilla Firefox la frase NMR Spectroscopy – Theory  [il titolo all’inizio dell’articolo è Nuclear Magnetic resonance spectroscopy – Theoretical principles]. Ma mi sembra molto efficace l’immagine qui sotto PRECESSIONE MAGNETICA:  


La risonanza, tramite una radiofrequenza, sincronizza la precessione dei protoni ed è simile a quella che nel mondo macroscopico si realizza nell’altalena quando al momento giusto si dà una spinta per aumentare l’ampiezza delle oscillazioni. L’impulso di radiofrequenza inviato sotto forma di onde attraverso una bobina (antenna) ha anche la funzione di stimolare i protoni di minore energia facendoli passare a protoni di più alta energiaSono questi a fornire il segnale, ma subito dopo si ha un loro  ritorno allo stato iniziale con  rilascio dell’energia assorbita. Oltre alla coerenza di fase ed allo stimolo di cui sopra l’impulso determina una magnetizzazione trasversale misurabile, ortogonale alla direzione del campo magnetico esterno. Per poter effettuare l’esame il paziente dovrà stendersi su di un apposito lettino scorrevole che sarà spostato in modo che la regione corporea interessata (ad esempio il fegato) vada a finire al centro del magnete. Chi ha il pace-maker non può fare la risonanza.
A questo punto vorrei osservare da chimico che il metodo della Risonanza è così raffinato che, ovviamente con altre apparecchiature, riesce a decidere sulle formule di struttura di sostanze simili contenenti idrogeno perché tale idrogeno fornisce segnali diversi a seconda dell’intorno chimico locale.
Si veda anche nella figura 2 l’immagine PET. Questa sigla è l’acronimo della denominazione inglese Positron Emission Tomography. Il processo sfrutta il decadimento beta+, cioè ad elettroni positivi, di un radiofarmaco (zucchero normale contenente zucchero radioattivo) fatto pervenire per via endovenosa nell’organo presunto malato del paziente. Questo aggregato emettente i beta+ (NOTA 1) interferisce con gli elettroni del tessuto in esame, con annichilnento delle due particelle di segno opposto e produzione di due fotoni gamma. Lo zucchero presente nel tumore viene metabolizzato più avidamente dello zucchero presente in altri tessuti, e ciò viene visualizzato con una serie di rivelatori dei due fotoni gamma che si allontanano contemporaneamente nella stessa direzione, ma in versi opposti.  La SPECT (Single photon emission computed tomography), simile alla PET, usa un radioisotopo emittente singole radiazioni gamma, previamente iniettato in una vena del paziente,  capace di legarsi  ad anticorpi che riconoscono le cellule tumorali ed ad esse si fissano. La SPECT acquisisce le informazioni tomografiche facendo ruotare attorno al paziente dei rivelatori (gamma camera ruotante) dove pervengono i singoli fotoni (figura 2, in alto; la figura 1 è nella prima parte). (Un accenno a PET e SPECT lo avevamo già fatto in i problemi del cuore – terza parte ).
Non si può mancare a questo punto di ricordare un recente metodo per individuare il cancro alla prostata non realizzato con complicate apparecchiature, ma, sorprendentemente, con il fiuto del cane. Qui entra nell’argomento anche l’Esercito italiano che ha sviluppato questa tecnica avendo già cani addestrati ad individuare sostanze chimiche di uso bellico. Il cancro alla prostata genera delle sostanze volatili che vengono individuate dal cane col suo straordinario fiuto odorando le urine del paziente. Il cane raramente si sbaglia: la probabilità che indovini è del 95%, mentre la ben nota analisi PSA ne ha una assai bassa (solo 30%). Il premio dato al cane è soprattutto un gioco che fa con l’addestratore .(Unità di Urologia dell’Istituto clinico Humanitas, Rozzano (Milano). (Fine)

–SEGNALA UN ERRORE PD UN’INESATTEZZA————————————————————————————-

(segue con  i tumori, il punto al 2020)

——————————————————————————————————————————————


NOTA 1  –
DECADIMENTO BETA più.
Il positrone b+ possiede la stessa massa dell‘elettrone e, ma è positivo. Esso viene emesso, accanto ad un neutrino, a causa  della conversione  di un protone  p+ in neutrone n. Lemissione di positroni è una transizione isobarica per cui il nuovo nucleo presenta numero atomico inferiore di un’unità, ma numero di massa uguale a quello del progenitore. La combinazione del positrone con un elettrone della materia circostante porta alla formazione di due fotoni  di 511 KeV ciascuno che si allontanano in direzione opposta. (Immagine tratta da  Radiochimica).

.

lunedì 3 maggio 2021

I tumori, il punto al 2015

Molecole che passione ! 

I tumori, il punto al 2015

Prima parte 

Il 67% dei tumori non si ha per il modo di vivere, ma per la cattiva sorte, perché attribuibile a mutazioni delle cellule staminali: è quanto affermano gli scienziati Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein in Science 2 January 2015: Vol. 347, no. 6217, pp. 78-81. 
Mutazioni puramente casuali si verificherebbero durante la normale replicazione delle staminali non cancerose. Il rischio è strettamente correlato al numero totale di staminali che proliferano per il normale ricambio. 
Ho posto in figura 1 il diagramma MAGGIORE IL NUMERO DI DIVISIONI, etc. che è a base della teoria. Il rimanente 33% sarebbe dovuto a fattori genetici ed ambientali. (NOTA 1) Troverebbero in tale contesto spiegazioni le statistiche che danno aumento dei tumori polmonari nelle donne (a causa dell’aumento delle fumatrici) e l’aumento dei casi di tumore alla prostata negli uomini (per l’allungamento della vita); ma perché allora in certe aree del pianeta e non in altre certi tipi di cancro aumentano vistosamente nel tempo, com’è il caso del melanoma in Australia. 
La teoria della “bad luck” lascerebbe poco spazio ai fattori ambientali se è vera la teoria di Vittorio Krogh, direttore della struttura di Epidemiologia e Prevenzione all’Istituto Tumori di Milano che afferma che il 50% dei tumori si evita mangiando molta frutta e verdura, usando solo il 10% di grassi saturi nella dieta, tenendo basso il colesterolo LDL e facendo un moderato esercizio fisico. Secondo lo scienziato americano Peter Nowell le cellule cancerose sono soggette alle leggi dell’evoluzione darwiniana, per cui se delle cellule mutate si riproducono più rapidamente delle cellule non mutate, esse piglieranno il sopravvento, per cui i genetisti sono nella spasmodica caccia di queste mutazioni in modo da creare farmaci agenti selettivamente contro i bersagli molecolari individuati. È ormai generalizzato infatti il concetto che in alcuni casi i farmaci molecolari non funzionano e che la causa è purtroppo intrinseca nel tumore dato che le cellule tumorali sopravvissute all’attacco del farmaco possiedono delle varianti geniche che le fanno sopravvivere e prosperare. Gli studi sono quindi orientati ad individuare quali sono tali geni mutati e quali proteine producono. Tuttavia oggi è in complesso forte la delusione anche sull’analisi genomica che avrebbe dovuto risolvere il problema dell’impiego di un farmaco il più mirato possibile nella cura del cancro. Sarebbe bastato prendere un campione del tumore, vedere le sue mutazioni e dare il farmaco, od i farmaci, su misura. Ma, secondo uno studio di Charles Swanton del Cancer Research UK’s London Research Institute and University College London insieme a James Larkin, The Royal Marsden Hospital in London, e coll., un tumore solido, come quello dei reni, non è una massa omogenea tale che un campione qualsiasi preso con la biopsia possa essere rappresentativo di tutto il tumore, per cui ci possono essere zone che hanno mutazioni del tutto diverse. Ciò non permette che il medicinale prescelto sia efficiente, tale cioè da impedire che mutazioni resistenti possano prendere piede. In effetti, prendendo in considerazione solo nove punti del tumore sottoposti a biopsia ed a sequenziamento, si trovò che solo il 34% di essi era in comune. Cancer’s Many Faces of Resistance – ScienceNOW.htm . Recentemente si è scoperto che è importante anche l’ordine temporale in cui la mutazione avviene: nella leucemia la malattia compare 10 anni prima se muta JAK2 prima di TET2. Order of mutations influences cancer’s development Science AAAS News.htm . Non è da pensare tuttavia che dopo le delusioni accennate la ricerca su nuovi farmaci e prevenzioni sia rallentata. Malgrado le difficoltà manifestatesi nell’individuare le mutazioni specifiche del tumore di un singolo organo, la ricerca si sta orientando nella sottoclassificazione dei tumori stessi per caratteristiche genomiche (ritenendosi ormai poco significativa la sola classificazione per organo) ed a ciò sta dando forte contributo un’Istituzione che racchiude centinaia di scienziati di tutto il mondo e che porta il nome diConsorzio internazionale del genoma del cancro. Nel quadro di tale iniziativa l’Italia studierà il genoma del pancreas di 250 donatori. Nell’intento di comprendere più approfonditamente il “fenomeno cancro”, la ricerca si è sviluppata anche nella direzione dell’Epigenetica. Batool Akhtar-Zaidi et al. [Science, Vol. 336, no. 6082, 736-739 11.05. 2012, pubblicato online il 12.04.2012] hanno messo in evidenza con un loro studio che nel tumore, notoriamente caratterizzato da aberrazioni dell’espressione genica, sono certe variazioni epigenomiche a permettere che gli Enhancer instaurino il programma trascrizionale specifico atto a promuovere la carcinogenesi del colon. Talvolta oggi ci si affida anche alla terapia sequenziale per cui, in caso di recidiva, si usa un farmaco di diversa struttura, come indicato, per quanto possibile, dall’analisi della mutazione genica. Talvolta associando due successivi trattamenti anche di natura totalmente differente si hanno miracoli. Racconta la rivista TIME nell’articolo The hero scientist who defeats cancer will likely never exist, 01.04.2013, che Stanbeck, un ex fumatore, partecipò in USA ad uno studio clinico con molti pazienti che doveva ridurre il suo tumore mediante un farmaco cosiddetto epigenetico. Il risultato per Stanbeck fu negativo; ma il team organizzativo fu dell’idea che un effetto positivo vi poteva essere con altri trattamenti, avanzando l’ipotesi che il farmaco epigenetico potesse aver preparato la strada ad un differente trattamento successivo favorevole. Esso consistette nell’impiego di radiazioni. Quest’ultimo trattamento fu determinante per ridurre a zero la massa tumorale. Il farmaco epigenetico aveva stimolato le cellule T del sistema immunitario ad essere vitali ed attive favorendo il successo finale. Lo stesso articolo metteva in evidenza il fatto che oggi è possibile in tempi assai ridotti e con una spesa accessibile sequenziare il DNA del paziente per dare un farmaco il più possibile personalizzato. Inoltre, almeno in USA, si dimostra favorevole al successo delle cure l’istituzione di team di esperti delle più diverse discipline che vanno dai genetisti, ai biochimici, ai chirurghi, ai tecnici,etc. L’ottimismo trapela in detto articolo, anche se non si parla mai di vittoria completa. Tutto sommato, la sopravvivenza degli Americani che hanno sofferto di tumore si è continuamente alzata dal 2004 al 2012, come illustra l’istogramma PROGRESSI SOPRAVVIVENZA in figura 1i n fondo al post. E si spera di poter proseguire nel rialzo. Sono d’altronde molto perfezionate le conoscenze sulla genetica del cancro ed in questa sede possiamo solo accennare a qualche progresso che gli specialisti del ramo hanno fatto: I genetisti sanno oggi, per esempio, che occorrono più mutazioni per convertire una cellula normale in cancerosa per cui la probabilità è estremamente bassa. L’evento raro ha luogo solo quando si sono avute certe particolari mutazioni che aumentano la proliferazione cellulare (il relativo meccanismo è nell’immagine GENESI DEL TUMORE MALIGNO della figura 1). I genetisti di oggi sannocon relativa facilità trarre conclusioni dalle svariate analisi fino ad ieri impensabili, quali quelle sugli Oncogeni, geni che aiutano a trasformare una cellula normale in cancerosa. Chi è interessato ad approfondire veda l’articolo genetica del cancro cap_prova_snustad.htm . In Italia la guarigione definitiva dai tumori (che comporta un’aspettativa di vita simile al restante della popolazione) ha raggiunto delle cifre ragguardevoli, più del 25% nel 2010 (vedere GUARITI, etc. della figura 1), cosa che era impensabile quando si parlava del cancro come di un male inguaribile. Un nuovo farmaco, il Nab-paclitaxel, basato sulle nanoparticelle, già usato nelle neoplasie del seno quando altri Taxani non funzionavano, è risultato attivo anche nel tumore al pancreas, come afferma il prof. Stefano Cascinu, direttore dell’Oncologia Medica degli Ospedali Riuniti di Ancona e Presidente AIOM (vedere anche POSIZIONE E STRUTTURA DEL PANCREAS in figura 1). Delle speranze in più sono venute da un convegno tenutosi a Washington nel 2012 (quello dell’AACR, American Association for Cancer Research), a cui hanno partecipato ben 18.000 ricercatori provenienti da tutto il mondo. Le parole d’ordine conclusive sono state: “aggirare il tumore, non aggredirlo”. Le strade maestre per raggiungere l’obiettivo sarebbero quelle di combattere l’amgiogenesi tumorale e riorientare il sistema immunitario facendolo passare da protumorale a controtumorale. Un passo avanti nell’interpretazione della diversa attività di un medicinale è stato fatto al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center (MSKCC) di New York City quando un tumore metastatico alla vescica di una donna scomparve per 2,5 anni (cosa impensabile fino ad allora per tale tipo di cancro) dopo che le fu dato un medicinale denominato Everolimus che ha la proprietà di reagire con una proteina denominatamTORC1 coinvolta nella crescita cellulare. Parecchi pazienti non avevano subito vantaggi. I genetisti chiarirono le cause: le persone che avevano avuto vantaggio dal medicinale avevano mutazioni del gene TSC1. Solo una su 13 appartenente al gruppo che non aveva avuto alcun vantaggio dal medicinale aveva mutazioni di detto gene . Genome Sequencing Clears Up a Cancer Medical Mystery – ScienceNOW.htm. Una linea di sviluppo nella lotta contro il cancro è quella dell’attivazione del sistema immunitario. È noto infatti che il sistema immunitario diventa passivo non riconoscendo come estranee le cellule cancerose. Una delle cause per le quali le cellule cancerose sfuggono alla distruzione è la presenza sulla loro superficie di una proteina denominata PD-L1 (acronimo di Programmed death ligand-1) che si adatta perfettamente ad un’altra proteina superficiale di cui sono provvisti i linfociti T denominata PD-1. Una volta avvenuta la connessione i linfociti T non sono più in grado di riconoscere le cellule cancerose ed allertare i linfociti T citotossici e le altre componenti del sistema immunitario proposte alla distruzione dei corpi estranei. Sia usando anticorpi che bloccano PD-1 sia usando anticorpi bloccanti PDL-1 si sono avuti in trial clinici risultati incoraggianti consistenti in prolungamenti della vita dei pazienti. Cancer immunotherapy takes aim at mutation-riddled tumors _ Science_AAAS _ News.htm. Molecole attive sul sistema immunitario che lo aiutano a reagire contro le cellule cancerose sono il Nivolumab e l’Ipilumab, entrambi anticorpi monoclonali (vedere il mio articolo la “difficile impresa di battere il cancro “). One- & Two-Year Survival Rates of 94% and 88% Announced from Phase 1b Trial of Investigational PD-1 Checkpoint Inhibitor Nivolumab and Yervoy® (ipilimumab).htm. È noto che il cancro si presenta più frequentemente nell’età post-riproduttiva, quando rallenta la pressione selettiva contro di esso. Una nuova teoria [Judith Campisi, Buck Institude for Researh on Aging di Novato (California] ne dà la colpa alle cellule senescenti (sono dette tali le cellule non più in grado di dividersi e riprodursi). (Vedere in figura 1

l’immagine CARATTERISTICHE DELLA SENESCENZA). Esse non restano inerti nell’organismo, ma possono danneggiare le cellule vicine e provocare il cancro. Potranno essere trovati agenti che contrastino la senescenza cellulare? Uno di questi già noto è la Rapamicina (vedere formula in figura 1), che somministrata in maniera costante ai topi ne ha allungato la vita, inibendo la senescenza cellulare senza provocare il cancro. Anche certi antinfiammatori inibiscono la SAS (definita entro l’immagine). Queste ricerche però, almeno per ora, non danno luogo ad applicazioni pratiche. Secondo Pier Paolo Pandolfi, direttore del Cancer Center dell’Harvard Medical School di Boston, è lo studio degli RNA non codificanti od ncRNA (il cui numero è immenso nella specie umana, 30 volte superiore a quello di un verme, a differenza del codificanti solo di poco superiore) che ci permetterà di vincere la battaglia sul cancro. Gli ncRNA non sono tradotti in proteine, ma hanno un loro linguaggio, assieme ai Pseudogeni (o Geni ancestrali), pure non codificanti perché durante l’evoluzione hanno perso la capacità di essere espressi. Questi geni “dialogano” tra loro. Accanto agli RNA non codificanti lunghi (ncRNAs) vi sono anche i microRNA (miRNAs). Questi ultimi agiscono sugli elementi di riconoscimento (MREs) situati sull’RNA codificante (nella parte non tradotta 3’ ovvero 3’UTR) Vedere in figura 1 l’immagine UN microRNA CHE BLOCCA, etc. Si chiamano RNA competitivi endogeni (ceRNA) i trascritti di RNA in competizione con i microRNA dannosi. Uno di essi è quello corrispondente allo Pseudogene PTENP1 che, pur essendo un gene ancestrale relitto dell’evoluzione, non ha funzioni pericolose, ma, al contrario, ha la funzione di Decoy (parola inglese che vuol dire esca od oca da richiamo) impedendo la deleteria azione di alcuni microRNA. L’immagine microRNA, PSEUDOGENI E GENI ONCOSOPPRESSORI può servire a mettere a fuoco la competizione. Ricapitolando si può dire che mentre il microRNA sopprime l’azione dell’oncosoppressore PTEN, il PTENP1 impedisce, agendo da decoy, che questa soppressione abbia luogo. L’oncosppressore citato genericamente nella figura può essere il ben noto PTEN. Vedere a questo proposito l’articolo New Form of Gene Regulation Hints at Hidden Dimension of DNA Wired Science Wired_com.htm e la struttura secondaria della corrispondente proteina nell’immagine PROTEINA HUMAN PTEN della figura 1, etc). Da quanto sopra detto, ci sono forse speranze che si riuscirà a riparare (invece che distruggere) una cellula tumorale e convincerla a comportarsi normalmente! Radio 3 scienze, 08.11.2012 e Pier Paolo Pandolfi Negoziare col cancro Left.htm. Anche buone speranze di trovare una cura per il Glioblastoma multiforme sono sorte dopo l’individuazione di una causa molecolare: la fusione di due geni adiacenti situati sul cromosoma 4, riscontrabile su di un piccolo gruppo di pazienti (studi alla Columbia University di New York degli italiani Antonio Iavarone e Anna Lasorella).. Per quanto riguarda il Melanoma, ho letto una notizia interessante sulla possibile cura quando esso è in metastasi, su TIME, ediz. europea, Health & Science: I due promettenti farmaci sono l’Iplimumab ed il’Vemurafenib. Sebbene i due agenti siano stati approvati separatamente dalla FDA, è stato riscontrato che l’uso combinato presenta problemi di epatotossicità sebbene reversibili. Hepatotoxicity with Combination of Vemurafenib and Ipilimumab — NEJM.htm. (Vedere in figura 1 IL MELANOMA). Progressi sono stati fatti nella cura dei Linfomi. L’ingrossamento dei linfonodi (vedere in figura 1 LINFONODO) il più delle volte è provocato da infezioni; ma in certi casi si tratta di cose più serie. Se passano 2-3 settimane e non si nota tendenza alla guarigione spontanea o con antibiotici, occorre una visita otorinolaringoiatrica. Inizialmente può essere stato necessario l’ecocolordoppler, la TAC, la risonanza, ed infine l’agoaspirato. Se richiesto, il successivo trattamento può essere fatto con la chemioterapia. Nel caso di ingrossamento dei linfonodi causato da metastasi, bisogna trovare l’organo da cui è partita la metastasi, ed intervenire sull’organo o con chirurgia o con radiazioni e con chemioterapia. L’origine potrebbe anche essere un carcinoma squamocellulare della pelle. I tumori linfatici, caratterizzati da crescita incontrollata in seno ai linfonodi dei linfociti, si dividono in due grandi categorie, Hodgkin che colpisce s preferibilmente i linfonodi, e non Hodgkin che può colpire qualsiasi parte del corpo. Proprio nel caso dei linfomi sono venute alla ribalta negli ultimi tempi le nanoparticelle d’oro radioattive, e si è avuto un’eco anche sui giornali. Vi ha accennato finanche Valerio Manfredi nella trasmissione televisiva Metropoli del 23.03.2013. Inoltre queste nanoparticelle agiscono egregiamente anche contro il tumore alla prostata (Ravi Shuklaa et al., Università del Missouri). A proposito di prostata, c’è anche un paradosso: l’ormone Testosterone in alte dosi fa morire le cellule cancerose abituatesi ai bassi livelli dello stesso ormone nei pazienti castrati chimicamente. Tale castrazione è praticata nella fase iniziale della malattia allorché viene ridotto il livello di Testosterone per contrastare le metastasi. Insomma, l’alternarsi di basso contenuto ed alto contenuto di testosterone sembra favorevole alla cura. Lo dicono l’oncologo Michael Schweizer, ora all’Università di Washington, Seattle, ed alcuni colleghi della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimore, Maryland.L’esperimento è stato àffettuato su 16 pazienti castrati chimicamente a cui sono state date dosi elevate di testosterone ogni 28 giorni. Cancer paradox Testosterone injections combat lethal prostate tumors Science AAAS News. (NOTA 2)
Sempre per quanto riguarda il tumore prostatico, tengo a precisare che oggi la tendenza è di non operare subito, ma sorvegliare attivamente, perché alcuni tipi di tali tumori sono poco aggressivi, hanno un decorso lentissimo, anzi potrebbero non progredire mai. La sorveglianza attiva consiste in periodiche biopsie, analisi PSA e palpazioni rettali. Lo scopo di quanto sopra è di evitare, se possibile, gli effetti collaterali della chirurgia come la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria. Alla fine del 2010 al Meeting della Società Americana di Ematologia (ASH), tenutosi a Orlando (USA), ha fatto notizia il risultato di uno studio del professore italiano Carlo Gambacorti Passerini (Ospedale San Gerardo – Monza) per la cura della Leucemia mieloide cronica. La sperimentazione effettuata su 504 pazienti in varie parti del mondo ha dato luogo ad una ricrescita del tessuto osseo nel 79% dei casi col nuovo farmaco Bosutinib (rispetto al 75% dell’Imatinib già di comune impiego); ma la differenza piùsignificativa tra i due farmaci si riscontra nelle cellule maligne residue (molto più bassa col nuovo farmaco) e nella sopravvivenza (molto più lunga). Un’altra novità: una nuova arma è stata trovata per combattere il tumore al fegato. Trattasi di microsfere radioattive che bruciano le cellule tumorali presenti in quest’organo, immesse tramite un catetere. Il procedimento si chiama Radioembolizzazione e viene praticato all’Istituto di Radiologia del Policlinico di Sant’Orsola Malpighi di Bologna a cura della dott.ssa Rita Golfieri. Progressi nel trattamento primitivo (cioè originario, non con metastasi) del fegato si sono avuti con la Termoablazione. Nel campo della diagnostica un passo avanti è stato fatto con l’individuazione nel sangue del Gene KRAS mutato. Questo gene che ha un ruolo fondamentale nel tumore del colon veniva finora dosato su un campione estratto con biopsia. È merito del biologo molecolare torinese Alberto Barbelli e dei suoi collaboratori l’individuazione della metodica (pubblicazione su Nature del giugno 2012). – La ricerca sul Linfonodo sentinella con la metodica OSNA (One Step Nucleic Acid Amplification è un’altra novità per la sua scarsa invasività. Il linfonodo sentinella è il primo ad essere raggiunto in caso di metastasi del tumore maligno nelle pazienti affette da carcinoma mammario in stadio precoce diffondentesi per via linfatica. Il metodo è basato sull’amplificazione rapida degli acidi nucleici allo scopo di rilevare il livello di espressione dell’mRNA (RNA messaggero) della Citocheratina 19 (CK19). Questa cheratina rappresenta una spia della presenza di cellule tumorali perché non è normalmente presente nel tessuto linfonodale.Un altro metodo che può essere indicativo della presenza della metastasi nei linfonodi è quello scintigrafico. Vedere SCINTIGRAFIA DEL LINFONODO SENTINELLA nella figura 1. Prevenzione – Molti progressi sono stati fatti nel campo delle motivazioni delle cause che ci obbligano a cambiare talvolta il nostro stile di vita. È da ciò che deriva quella che chiamiamo prevenzione. Viene spiegato perché si suggerisce di non fumare e di limitare l’alcool: (è un gene switch secondo al jazeera) perché chi ha certe mutazioni ha il rischio doppio di ammalarsi di cancro se fuma o se beve troppo alcool. Forse è colpa di una protein-Kinasi, come, ad esempio, l’ATM che, coi suoi effetti, è stata già citata nell’immagine P53 dell’articolo la difficile impresa di battere il cancro del giugno 2010. Ivi accennammo alle relazioni della proteina con il soppressore P53; ma possiamo chiarire ancora meglio la sua funzione quando non è mutata. In sostanza essa è in grado di recepire la presenza di un danno al DNA e di trasmettere questa informazione alla P53 e di conseguenza ai sistemi cellulari preposti alla riparazione. Alcol e tabacco sono la causa principale del cancro alla bocca che può presentarsi con un’ulcera, un nodulo o un’escrescenza. Se si nota qualcosa del genere bisogna farsi visitare subito, perché oggi si guarissce per il 90% (a 5 anni) qualora la cura viene iniziata presto. A proposito di alcool, è la prima volta che si dimostra il meccanismo che porta alle alterazioni del DNA per effetto di un abuso di questa sostanza presente nelle più comuni, universalmente usate bevande , come il vino, la birra: e la vodka: si tratta di uno studio di Silvia Balbo del laboratorio diretto da Stephen Hechtdell’Università del Minnesota. L’imputato è l’Acetaldeide CH3CHO, una sostanza simile alla FormaldeideHCHO (già nota per il suo potere cancerogeno). L’acetaldeide si attacca al DNA impedendone il normale funzionamento ed innescando aberrazioni cromosomiche, malgrado la presenza di un enzima che trasforma l’acetaldeide nell’innocuo acetato. Di questo enzima (Deidrogenasi) c’è una variante diffusa tra le popolazioni asiatiche che è incapace di effettuare la deidrogenazione e pertanto per tali popolazioni il rischio di cancro esofageo è elevato. [First evidence from humans on how alcohol may boost risk of cancer American Chemical Society (ACS), agosto 2012] . . First Evidence From Humans on How Alcohol May Boost Risk of Cancer.htm Secondo la Fondazione Europea di.Oncologia e Scienze Ambientali “B. Ramazzini” (FER) di Bologna, l’aspartame (formula in figura 1) non andrebbe usato nella dolcificazione perchè cancerogeno (Morando Soffritti ne è il direttore scientifico). Anche la RAI ha posto molto in evidenza la notizia con la trasmissione Report, Rai 3, 29.04.2012 ore 21,30 .Dalla molecola si stacchebbe il Metanolo CH3OHappartenente alla Fenilanalina esterificata (è questo un componente della molecola). Il metanolo verrebbe poi ossidato alla dannosa Formaldeide HCHO. La commissione europea attraverso l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha deciso però di continuare a far usare l’Aspartame in sostituzione dello zucchero perché con i quantitativi usati normalmente non vi è rischio per la salute. Inoltre i prodotti di degradazione sono normali componenti delle proteine ed il metanolo non è dannoso per la quantità assai bassa n cui si forma. Non ci sono timori in termini di sicurezza, ai livelli di esposizione correnti. Un riguardo è solo da avere per le donne in gravidanza affette da Fenilchetonuria (PKU) perché la fenilalanina è tossica per i fenilchetonurici, e pertanto in questi casi l’aspartame va evitato. Pure il Sucralosio (vedere formula in igura 1), molto usato nelle bevande, sarebbe cancerogeno pur essendo un derivato del succarosio, ma esistono molti dubbi su questo risultato (vedere Aspartame e sucralosio, dolcificanti killer.htm). Ho posto formula in figura 1. Ci sono intanto anche pubblicità che rivendicano l’uso del sucralosio in luogo dell’aspartame cancerogeno. E per quanto rguarda la Saccarina (formula pure in figura 1), il più antico dolcificante artificiale, esistono pure dei dubbi che però sono stati fugati dalla FDA americana per il fatto che un cancro verificato sui topi sarebbe stato provocato dalla eccessiva quantità del prodotto usata negli esperimenti e dalla cattiva condotta della sperimentazione. Ma, malgrado ciò, la FDA si è tolta dagli impicci obbligando ad utilizzare la seguente etichetta per le confezioni contenenti saccarina: “L’uso di questo prodotto può essere pericoloso per la salute. Questo prodotto contiene saccarina , che è stato stabilito di causare il cancro negli animali da laboratorio”. La frase vuole indicare che per gli esseri umani non è stato mai trovato un legame tra saccarina e cancro. L’opinione più diffusa è che non vi siano rischi. . La mia opinione è questa: fare a meno dei dolcificanti artificiali: usando i naturali si può compensare l’uso del saccarosio mangiando meno pasta e meno pane. Sarebbe una buona precauzione usare gli auricolari se si sta molto tempo al telefonino. Si raccomanda inoltre un maggior uso degli SMS. IARC (nternational Agency for Research Cancer) sostiene infatti che l’esposizione alle onde acustiche è pericolosa per il cervello umano, potendo provocare tumori cerebrali, (risultato di studi condotti da alcuni scienziati che hanno stabilito una correlazione tra l’incremento dell’uso dei telefonini e l’aumento dei casi di certi tipi di tumori cerebrali). Altri scienziati non sono d’accordo soprattutto per il fatto che le radiazioni in questione non sono ionizzanti e non si capisce in che modo possono agire. Se l’esame preventivo è una precauzione valida per anticipare le cure in tutti icasi in cui si sospetta un tumore, la cosa è ancora più valida per i tumori cervico-facciali (o di BOCCA E COLLO: vedere nella figura allegata un’immagine al riguardo). Se si ha una sensazione di corpo estraneo in gola, se si fa fatica a respirare, se dal naso fuoriesce sangue, se si nota un gonfiore nella bocca, se si hanno macchie bianche rosa o rosse nella cavità boccale, se tutte queste cose anzidette durano più di due settimane, bisogna sospettare l’inizio di un tumore. Se si interviene subito con un esame della lingua e della bocca ed un esame faringo-laringoscopico a fibre ottiche da parte di specialisti, e se questi esami sono seguiti in caso di necessità da intervento chirurgico, radioterapia o chemioterapia, le possibilità di guarigione sono superiori al 90%. Secondo uno studio sicuramente serio effettuato su quasi 15.000 medici di età superiore ai 50 anni e durato dal 1997 al 2001 e denominato Physicians’Health Study II (PHS II), i comuni ntegratori alimentari multivitaminici presi sistematicamente ridurrebbero il rischio di cancro soprattutto negli ultrasettantenni, essendosi riscontrato un calo dei tumori (ed anche di eventi cardiovascolari) statisticamente significativo del 18%. Per la prevenzione dei tumori è uscito un codice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Vedere in figura 1 IL CODICE IN 12 PUNTI. La riduzione del peso e della circonferenza della cintura sono fattori che riducono il rischio del cancro in generale. L’obesità è da evitare, oltre che per prevenire le patologie circolatorie ed altre, anche per prevenire il cancro. Oggi si calcola che il 15% dei tumori sia da collegare con l’obesità. Perché il cancro aggredisce più facimente gli obesi? Probabilmente sono favoriti certi fattori di crescita indispensabili per le cellule cancerose. medicina 33 10.12.2014 Gli studi peovengono dalla Gran Bretagna. Dopo la scoperta della correlazione è stato coniato addirittura un nuovo termine: l’Adiponcosi . Una buona notizia nel campo della prevenzione: la mortalità da tumore al colon ed al retto, che conta in Italia oltre l’11% del totale dei tumori (55mila nuovi casi ogni anno) e che raggiunge il suo massimo verso gli 80 anni, sta diminuendo. È una conclusione dell’ Airt (Assuciazione Italiana dei Registri Tumori). Le cause sono: la diagnosi precoce ed il maggiore uso che la popolazione fa di frutta e verdura associati alla pasta. Il favorevole influsso di questa dieta detta mediterranea è un’interpretazione degli scienziati dell’Istituto dei Tumori di Milano. Quello che i imedici vanno ripetendo è che bisognerebbe sottoporsi a colonscopie periodiche dopo i 45 anni se si è avuto un parente di primo grado affetto da tumore al colon, e dopo i 50 anni in ogni caso, ma in particolare se si sono avuti disturbi intestinali. È d’obbligo assoluto tale indagine se presenti tracce di sangue nelle feci. Alla colonscopia, di solito preceduta da una sedazione che rende il paziente esente da dolori, può essere associata nella stessa seduta la rimozione di polipi che rappresentano il prestadio della neoplasia maligna. Un tipo di colonscopia più recente è quello virtuale. Si tratta di un’insufflazione di aria od anidride carbonica attraverso l’orifizio anale seguita da una scansione radiografica del colon rigonfiato di gas e dalla elaborazione dei dati della tomografia così ottenuta con specifici programmii La dose di radiazione assorbita dal paziente è in generale molto bassa: circa il 20% di un normale TAC. Notare che dopo i 55 anni il 25% delle persone sviluppa i polipi. Non vanno trascurati perché, pur essendo formazioni benigne nella maggior parte dei casi, sfociano talvolta nel tumore. Ci si accorge di essi dal sangue occulto nelle feci. Vedere in figura 1 POLIPI E CANCRO AL COLON . Il dottor David Agus, quello che ha tenuto in cura il guru dell’informatica Steve Jobs, ha scritto qualche anno fa un libro dal titolo The end of illness in cui mette in evidenza la prevenzione, che, secondo il suo parere, è poco curata nel caso del cancro. La prevenzione per klui è soprattutto quella dalle infiammazioni. Per cui, se necessario, bisogna prendere sistematicamente e in piccole dosi baby aspirin l’Aspirina, che tiene sotto controllo le infiammazioni. Secondo dati statistici le persone che prendono la Cardioaspirina giornalmente per la prevenzione dei disturbi circolatori vedono ridotto del 20-30% il rischio di tumore. Ma pure le Statine (che si usano per ridurre il colesterolo ed anche le infiammazioni) sarebbero un toccasana per la riduzione del rischio cancro. In questo caso numerosi studi parlano di un meno 40% per la riduzione del rischio cancro, e nessuno sa il meccanismo. C’è chi ha però criticato l’uso delle statine (per esempio la Rosuvastatina da 10 mg) perché avrebbero effetti collaterali, potendo produrre dolori muscolari e diabete). Ma i vantaggi sono molto maggiori dei danni, e poi una statina di forza minore può essere in molti casi la scelta più appropriata. Un altro toccasana antitumore sarebbe costituito dalle passeggiate (non gli esercizi violenti con un successivo stare a lungo dietro ad una scrivania). Il camminare aiuta infatti il sistema immunitario. Anche in Italia il professore Alberto Mantovani studia un farmaco contro le infiammazioni, che sono definite uno dei pilastri su cui cresce il tumore: grandi speranze sono riposte nella proteina PtX3. Altri pilastri del tumore sono: la crescita incontrollata, l’immortalità e la capacità di produrre nuovi vasi sanguigni. Il farmaco combatterebbe efficacemente le neoplasie del colon, della pelle ed i sarcomi (pubblicazione su rivista Cell). Il tamoxifene si dà già nella terapia ormonale alle donne in premenopausa affette da tumore. Per le donne già in menopausa si dà un Inibitore dell’aromatasi esercitante una soppressione totale della sintesi di estrogeni, ed è consigliabile di proseguire la terapia anche per il periodo compreso tra il quinto ed il decimo anno dopo la comparsa del tumore anche se alla fine dei primi cinque anni vi è stata guarigione completa (per evitare il rischio di ricadute a lunga distanza temporale) . Recentemente uno studio presentato ad un convegno da un oncologo americano ha dimostrato che l’associazione dell’Inibitore dell’aromatasi con l’analogo LH-RH è superiore al tamoxifene anche nelle donne in premenopausa. Cosa deve fare una donna per tenere sotto controllo i noduli al seno (e quindi intervenire, se necessario, in tempo utile per evitare la propagazione del male)? Dico “se necessario” perché se si tratta di Fibroadenomi (cisti) non occorre far nulla, a meno che non diano fastidio, nel qual caso vengono asportati in day hospital o vengono bucati (per accertarne il contenuto). Ma come si esamina il seno e come si diagnosticano i vari casi? Un primo esame dovrebbe farlo la persona interessata Vedere immagine COME ESPLORARE IL SENO nella figura 1. La riduzione del peso e della circonferenza della cintura sono fattori che riducono il rischio del cancro in generale . Così pure la riduzione dell’uso del sale. Da quando in Giappone si congela invece di sdalare si nota una netta diminuzione dei tumori gastrici. Il Tumore orofaringeo è ora in forte aumento, provocato dal virus HPV, lo stesso che dà luogo al cancro della cervice uterina, in particolare quello corrispondente alla mutazione 16. La non è per ora non è realizzata mediante vaccino per il fatto che che oggi si vaccinano solo le femmine; ma sarebbe possibile in avvenire se si decidesse di vaccinare anche i maschi. Per ora meglio non avere abitudini sessuali non protette non pericolose. Fortunatamente si riesce con vari trattamenti non invasivi tra cui la radioterapia a guarire l’85% dei malati.; ma per il restante 15% bisogna ricorrere ad asportazioni spesso invalidanti. Notizie aggiuntive – Di varie sostanze che riducono il rischio di cancro avevamo già parlato nell’articolo la difficile impresa di battere il cancro . Avevamo accennato ai broccoli, di cui tutti conosciamo l’odore piuttosto sgradevole durante la cottura, e che esercitano azione antitumorale. L’odore è dovuto agli Isotiocianati contenenti l’aggruppamento -N=C=S. Pare che proprio essi siano gli attori delle proprietà di tale verdura che pertanto dovrebbe essere più apprezzata nella nostra alimentazione. Una sostanza di origine vegetale venuta alla ribalta come antitumorale è la Curcumina. È un farmaco sperimentale curativo del tumore al colon impiegato sotto forma di nanocapsule. Vedere Brazilian Journal of Pharmaceutical Sciences – Development and validation of a fluorimetric method to determine curcumin in lipid and polymeric nanocapsule suspensions htm. La sua formula di struttura è in figura 1. Varie sostanze con caratteristiche antitumorali, e di cui spesso non conosciamo le proprietà e talvolta perfino l’esistenza, compaiono nella nostra alimentazione. Consideriamo il Licopene avente una formula dalla lunga catena ricca di doppi legami. Trovasi nei pomodori. Agisce inibendol’NF-kB, che è un mediatore della crescita delle cellule interferendo nella genesi di quelle tumorali. È resistente alla cottura. Incoraggiamenti a mangiar pizza (ricca di pomodori) sono venuti finanche da Umberto Veronesi! Il Resveratrolo, un polifenolo presente nell’uva rossa e pertanto nel vino (vederne la formula in figura 1), agisce pure come antiproliferativo delle cellule cancerose. Tuttavia per assumere quantità significative di questa sostanza in modo che agisca come preventivo antitumorale bisognerebbe bere parecchi litri di vino al giorno (nessun fegato vi resisterebbe). Non mi pare che ne sia stato sviluppato un farmaco sintetico. Un cenno va fatto anche all’Acido ursolico che si ritrova oltre che nel basilico anche nella buccia delle mele, e che, come il licopene, è attivo contro l’NF-kB. È stato scoperto in uno studio di laboratorio effettuato sui topi che l’acido ursolico fa aumentare la muscolatura e deprime la formazione dei grassi; ma non mi pare che abbia avuto ulteriori sviluppi come antitumorale. SEGNALA UN ERRORE OD UN’INESATTEZZA. ——————————————————————————————————– NOTA 1 – Questa teoria della cattiva sorte (o “bad luck”) è stata smentita alla fine del 2015 per i suoi numeri dalla AgenziaInternazionale per la Ricerca sul Cancro per il fatto che la relativa ricerca non avrebbe compreso i casi più comuni di cancro che sono quello della prostata e quello del seno, non essendo stato possibile per essi determinare l’entità delle rispettive cellule staminali. NOTA 2 – 07.07.2017 – Da una pubblicazione del New England Journal of Medicine fatta dal prof. Nicholas James, dell’Università di Birmingham, risulta che un farmaco, l’Abiraterone (ne riporto la formula in fondo al post,) è risultato molto efficace nel trattamento del cancro alla prostata nei primi stadi, salvando un elevato numero di pazienti. La molecola ha la capacità di impedire al testosterone di raggiungere la ghiandola prostatica. Prostate cancer treatment ‘could help more patients’ – BBC News . (segue con i tumori, il punto al 2015 – seconda parte ) . the best cable how to configure modems 18 Ottobre 2015 a 10:12 | I’d like to thank you for the efforts you have put in penning this blog. I really hope to view the same high-grade blog posts from you later on as well. In fact, your creative writing abilities has inspired me to get my own site now Bio Glaciere Skin Hello, this weekend is pleasant in support of me, because this point in time i am reading this impressive educational post here at my home. online payday loans How long have you been running a blog for? You make blogging look easy. The full look of your web site is excellent, let alone the content material! google plus app 1 Dicembre 2015 a 9:27 | I do trust all the ideas you’ve offered for your post. They’re really convincing and can definitely work. Still, the posts are too quick for newbies. May you please extend them a bit from subsequent time? Thank you for the post. Skin cancer 18 Febbraio 2016 a 8:10 | Weight loss is another one of the common cancer symptoms. Pain – Pain is a symptom of cancer but when it is in an advanced stage. Every man, woman and child should take skin care very seriously.
N. <<<B. - Per bene osservare la figura 1 si consiglia di salvarla sul desktop e dii aprirla con Microsoft Office Picture Manager portandola poi alle dimensioni volute con Alt + rotellina del mouse. Anche valida è l'apertura con Paint al 200%.