sabato 17 aprile 2010

l'ernia al disco


 l’ernia al disco



 

 

L’ernia discale od ernia al disco consiste in una protrusione del nucleo del disco intervertebrale (che è di consistenza gelatinosa/vischiosa) attraverso l’anello esterno fibroso/cartilagineo più elastico – vedere figura allegata. Il disco nel suo complesso permette i movimenti della colonna, in particolare il piegamento. È una sorta di ammortizzatore il cui deterioramento provoca la fuoruscita del materiale vischioso con conseguente compressione di legamenti e radici nervose. Si possono avere disturbi nei movimenti, in particolare alle gambe, anche insensibilità, e dolori di schiena anche intensi. Le forme leggere spariscono dopo alcuni giorni di riposo e con varie terapie; ma se si ha un aggravamento è necessario intervenire chirurgicamente. L’origine del male è poco chiara. Si ritiene generalmente che sia dovuta a microtraumi ripetuti su organismi costuzionalmente predisposti. Sono state chiamate in causa anche mutazioni deigeni MMP2 e THBS2. In più dell’80% dei casi il disco erniato trovasi tra le vertebre L4-L5 (lombari) o L5-S1(lombosacrali).



— Voglio mettere in evidenza alcuni interventi poco invasivi che si fanno adesso. Uno di essi è la Decompressione discaleCoblation® (Nucleoplasty) consistente nel rimuovere con una tecnica opportuna del materiale polposo dal nucleo operando a 40-70 gradi centigradi. “Coblare” vuol dire “vaporizzare il tessuto all’interno del disco” in modo da ridurre la pressione all’esterno. I prodotti leggeri che si formano nel trattamento termico vengono eliminati attraverso lo stesso ago introdotto nel disco. Il calore è realizzato con radiofrequenze, l’ago è simile a quello delle punture lombari, il controllo è fluoroscopico. Attraverso l’ago viene introdotto l’elettrodo che produce la coblazione.
Secondo P. V. Nardi ed  altri del Policlinico Casilino, Neurochirurgia, Roma la percentuale di casi risolti con questa tecnica di coblazione Nucleoplasty percutanea è dell’ordine dell’80%. Circa il 10% continua ad avere qualche problema. Il rimanente 10% dovrebbe essere trattato con metodologie più tradizionali.
Radiofrequency Energy (Disc Nucleoplasty™).htm.







— Un’altra tecnica poco invasiva è quella che utilizza ilDiscogel®, un materiale cellulosico della Società GELSCOM,che, stando alle parole del dottor Bottinelli, un professionista chirurgo che effettua gli interventi utilizzando Discogel® e che ha fatto un video sull’argomento, provoca “una disidratazione parziale del disco che viene sigillato con il materiale introdotto per evitare che ci sia un’ulteriore fuoriuscita di materiale, e una rigenerazione del disco resa possibile dall’introduzione del materiale che farà da ammortizzatore”. Il gel si consolida all’interno e si espande per cui “da una piadina abbiamo un panzerotto”.
Un altro Autore parla di “decompressione chimica” detta anche “nucleolisi” provocata dal gelo di Discogel® (in soluzione etanolica) che è in grado di ridurre la pressione intraerniale. La sostanza chimica di base è probabilmente etilcellulosa, che si prepara da cellulosa, soda caustica e cloruro di etile – vedere figura.
— I trattamenti mininvasivi percutanei richiedono una minima incisione per assicurare il passaggio della strumentazione il cui diametro non supera gli 8 millimetri. Dopo qualche mese la cicatrice non si vede quasi più. L’intervento si fa in anestesia locale, si può camminare o stare sdraiati, ma non seduti, per 7-10 giorni. Si fa una Tac 3D dopo un mese. La visualizzazione è possibile tramite il tungsteno presente nella protesi. (“tungsten radio-opaque marker”). Per ulteriori informazioni sull’argomento si può andare sul Web all’indirizzo www.discogel.com  DiscoGel novel solution for health.htm. Proprio in questo sito è citata una pubblicazione del Journal of Spinal Disorders and techniques dell’ottobre 2007 che riporta un’indagine statistica su 276 pazienti affetti da ernia intervertebrale lombare che avevano subito un intervento con DISCOGEL®: solamente per 2 (lo 0,7%) era stato necessario un nuovo intervento chirurgico. Il costo dell’operazione è di almeno 5000 euro (il solo disco costa 2500 euro).
Un prodotto similare è il DASCOR della Disc Dynamics Inc.
— Dalla letteratura medica risulta anche un’altra terapia assai poco invasiva: quella con ossigeno-ozono (O2-O3). Questa terapia permette il rimpicciolimento del disco erniato per cui si ha anche la riduzione della compressione delle radici dei nervi e la riduzione della stasi venosa causata dalla compressione dei vasi sanguigni. Sembra che l’ozono agisca sui proteoglicani (proteoglycans), componenti il nucleo polposo del disco, rilasciando molecole di acqua e formando (nel corso di 5 settimane) un tessuto fibroso e nuove cellule sanguigne. Preso nell’insieme, il fenomeno porta ad una riduzione del volume del disco. Secondo Cosma F. Andreulab ed altri del Dipartimento di Neuroradiologia dell’Ospedale Bellaria di Bologna e dell’Ospedale Policlinico di Bari[Minimally Invasive Oxygen-Ozone Therapy for Lumbar Disk Herniation — Andreula et al_ 24 (5) 996 — American Journal of Neuroradiology.htm], i risultati dell’intervento di ozonoterapia possono essere così condensati: per 300 pazienti del gruppo A (che avevano ricevuto un’iniezione intradiscale di 4 millilitri di una miscela ossigeno-ozono ad una concentrazione di ozono di 27 microgrammi per millilitro) ci fu un successo (eccellente o buono ) del 70,3%, mentre per 300 pazienti del gruppo B (che avevano ricevuto, in addizione alla precedente, un’iniezione periganglionica dicorticosteroide + anestetico) ci fu un successo del 78,3%, dimostrando che si aveva un effetto cumulativo con il trattamento combinato. Chimicamente l’azione dell’ozono è dovuta alla liberazione di un atomo di ossigeno atomico molto reattivo, per cui il tessuto rimane quasi mummificato, tanto è vero che il trattamento si chiama anche ozono discoectomia (ozone discectomy) perché è quasi equivalente ad una ectomia chirurgica. Si ha anche un’azione antinfiammatoria per l’inibizione delle sostanze producenti infiammazione e maggior ossigenazione dei tessuti perché aumenta il livello di2,3 difosfoglicerato nei globuli rossi. Ovviamente l’introduzione della soluzione vien fatto con un apposito ago sotto guida fluoroscopica.
— L’intervento classico (asportazione chirurgica del materiale nucleare del disco malato) è stato oggi anch’esso semplificato con la erniectomia percutanea, per cui si hanno vantaggi di degenza più breve e recupero più rapido di una volta.
 Le Practice Guidelines from the American Society of Interventional Pain Physicians, per quanto riguarda l’eliminazione dei disturbi dopo la discoectomia percutanea laser, riportano una “modesta” evidenza a breve termine, ed una “limitata” evidenza a lungo termine, mentre dopo la decompressione con radiofrequenza solo una “limitata” evidenza sia a breve che a lungo termine.  Decompression of Intervertebral Discs Using Laser (Laser Discectomy).
— Voglio infine accennare alla ernioectomia chimica (o chimonucleolisi) che si realizza con la chimopapaina, un enzima ricavato dal frutto tropicale della Carica papaya. Riduce fino al 90% il succo polpare del disco. Non intacca i costituenti della cartilagine.

SEGNALA UN ERRORE OD UN’INESATTEZZA

 

 

Graphic Emotions
5 Aprile 2010 a 5:58 |
Buongiorno…
uhhh brutto ricordo, mannaggia, quanto ho sofferto!

 

 

gioa, l’autore
8 Aprile 2010 a 13:00 |

caro graphic emotions, perchè in un muovo commento non racconti un po’,
sommariamente, la tua storia sull’ernia al disco? Ti sarei molto grato. Molto
interssante il tuo blog
gioa, l’autore

 

Graphic Emotions
8 Aprile 2010 a 23:13 |
uhm…credo che ti annoieresti. Comunque, il fatto  fu causato da un
brutto scivolone sulla boa…Per anni mi sn portata dietro il dolore.
Fino a quando nn mi fecero una mielografia e da lì, si scoprì l’origine
di quel dolore.

 

L4 L5 S1
paziente C
17 Dicembre 2010 a 16:01 |
Sono stato costretto per un mese a letto a causa di un’accertata ernia al disco.
È conveniente tentare un intervento non invasivo?

 

gioa.boffa
18 Dicembre 2010 a 15:58 |
Non credo. La maggior parte delle ernie guarisce spontaneamente.
Dopo 12 settimane il 73% dei pazienti mostra miglioramenti da ragionevoli ad ottimi,
senza trattamenti. Prima di qualunque trattamento, invasivo o non, occorre tentare
approcci antinfiammatori e di terapia fisica.

 

gioa.boffa
20 Settembre 2012 a 8:19 |
riporto:
Get Paid To
getpaidto.world.edu/
174.59.78.178
Inviato il 19/09/2012 alle 13:58
Hi colleagues, its wonderful paragraph concerning teaching
and completely explained, keep it up all the time.

 

Anonimo
27 Novembre 2012 a 9:07 |
cmemail.ca
Whoa! This blog looks just like my old one!
It’s on a completely different topic but it has pretty

much the same page layout and design. Superb choice of colors!

 

lose calories 
23 Dicembre 2014 a 18:01 |
I’ve been browsing online more than 3 hours today, yet I never found any
interesting article like yours. It’s pretty worth enough for me. In my view,
if all webmasters and bloggers made good content as you did, the net will be
a lot more useful than ever before.

 

spt-nn.ru
29 Aprile 2015 a 2:59 |
Magnificent goods from you, man. I have take note your stuff previous to
and you are just too great. I actually like what you’ve obtained here, certainly
like what you’re saying and the best way by which you say it. You make it
entertaining and you continue to take care of to stay it sensible. I cant wait
to read far more from you. That is actually a tremendous site.

 

Fabio
20 Ottobre 2015 a 8:58 |
La chemidiscolisi che prevede l’introduzione intra-discale di una miscela di Ossigeno-Ozono ha evidenze scientifiche di una sua utilità scarse o nulle. Io le ho fatte sia paravertebrali che intradiscali proprio con l’autore dello studio citato nell’articolo e non hanno sortito alcun effetto. E come me tanti altri conosciuti proprio durante il mio calvario con ernie contenute trattabili con tale tecnica (bisogna specificare che non è indicata in tutti i casi ma solo quando le ernie sono contenute ancora dall’anulus fibroso). Inutile perdita di tempo e di denaro, lasciate perdere e fate la coblazione con la radiofrequenza che almeno in qualcuno sortisce buoni risultati.

 

gioa.boffa
20 Ottobre 2015 a 16:26 |
ad @Fabio Grazie per le informazioni, preziose perché del “patito”.
. gioa